“Cantiere Lavoro, focus su parità di genere e sicurezza” ROMA 16/18 Giugno 2022
Le Pari opportunità nel mondo del lavoro
Il contributo di Federazione Unica.
Si è conclusa la tre giorni dedicata alla sicurezza e alle pari opportunità nel mondo del lavoro organizzata da ENBIC. L’evento ha raccolto attorno al suo tavolo, oltre che le associazioni datoriali e sindacali, rappresentanti del Governo, delle Istituzioni e Professionisti.
Donne e lavoro. Un binomio spesso inconciliabile e una sfida ancora aperta. Lo dicono i numeri e le statistiche delle puntuali rilevazioni effettuate dai diversi enti ed organismi, ma basta guardarsi intorno per rendersene conto. Poche donne ai vertici, in barba alla tanto decantata parità di genere, poche donne in politica, con buona pace delle quote rosa, poche donne occupate nonostante l’alto livello di istruzione. Un gap che, in Italia, si fatica a colmare, come emerge dal Bilancio di genere 2022, a cura del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, che colloca l’occupazione al femminile al 49 per cento. Il dato peggiore dal 2013, con una donna su due che non ha un lavoro retribuito. Di certo la pandemia da Covid-19 ci ha messo lo zampino – le donne sono state le più colpite dalla crisi economica e le prime a perdere il posto di lavoro se precarie o con contratti termine – ma il divario di genere ha radici più profonde.
UNICA, associazione di PMI e di micro aziende, è portatrice di esperienze specifiche. Il sistema di imprese che rappresenta offre un ottimo punto di osservazione sulla parità di genere nelle realtà più piccole e allo stesso tempo più diffuse nel nostro Paese. Le aziende rappresentate sono le PMI e le micro aziende, molte delle quali di tipo familiare e spesso capeggiate da donne in settori
altamente qualificati.
I dati.
Nel 2020 l’occupazione femminile scende al 49% (al 33,5% per le donne giovani e al 32,5% per quelle meridionali), mentre il divario con il tasso di occupazione maschile arriva a 18,2 punti percentuali, contro i 10,1 punti della media Ue. C’è poi il tasso delle donne che non studiano, non lavorano, non si formano (Neet) che nel 2020 è salito al 29,3% contro una media europea del 18%. Quasi 1,9 milioni di donne sono costrette al part-time involontario se vogliono lavorare, contro 849 mila uomini nelle stesse condizioni. Una quota tre volte la media Ue (21,6%). Con l’Italia che finisce al penultimo posto della classifica, seguita dalla Grecia.
Lo scenario.
Nonostante il cambio di marcia degli ultimi decenni, la scalate delle donne nel mondo del lavoro è ancora faticosa. Vuoi per il ruolo che la donna ricopre all’interno della famiglia (è la donna, nella coppia, al 67% ad occuparsi di casa e prole, rileva l’Istat), vuoi per le discriminazioni sistematiche di genere che ancora sussistono, con le donne spesso costrette ad accettare impieghi part-time o ruoli ridimensionati con conseguenti salari più bassi.
Il progetto.
Dalla necessità di analizzare il contesto a noi più vicino e quindi il mondo delle imprese associate e della stessa federazione, nasce questa rilevazione targata Unica: un questionario somministrato alle donne che hanno partecipato all’iniziativa. L’obiettivo è quello di scattare una fotografia dell’esistente, individuare criticità ed eventuali buone prassi per elaborare, sia nei consessi istituzionali in cui saremo chiamati ad esprimerci, sia al nostro interno, proposte innovative che possano facilitare l’ingresso e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro.
L’ ANALISI dei dati e il commento del Presidente Diquattro
Il campione
L’età prevalente è compresa tra i 30 ed i 55 anni (77% del totale), si tratta pertanto di un campione di donne in età pienamente produttiva. La gran parte delle donne intervistate sono diplomate o laureate e nel complesso la popolazione almeno diplomata costituisce il 92,4% del totale. I gruppi maggiormente rappresentati si riferiscono a donne con professioni stabili: la somma dellelavoratrici a tempo indeterminato e delle professioniste raggiunge l’82% del totale, se a queste aggiungiamo le imprenditrici, che rientrano nella categoria “altro”, si raggiunge il 90% del totale.
Dalla rilevazione emerge che seppure oltre il 50% delle donne è convinta di avere pari opportunità, vecchi stereotipi resistono: per una parte di loro ci sono ancora occupazioni che devono essere appannaggio di una sola metà del cielo (42,7%).
Considerando il campione in analisi è emerso che per una parte, maggioritaria, di donne il doppio ruolo è un peso da sopportare e la “carriera” è sacrificabile in virtù di una maggior tranquillità personale. Ciò probabilmente è dovuto al fatto che molte donne non possono contare su aiuti sufficienti per la conduzione e gestione delle problematiche tipiche del sistema familiare.
Quanto all’attuale sistema di welfare emerge netta la percezione (77,1%) di uno scarso sostegno alle problematiche famigliari delle donne che lavorano. I contatti diretti che abbiamo avuto confermano forti difficoltà nella cura dei figli a causa della mancanza di supporti esterni, a partire dalla scarsità di posti negli asili nido, la limitata offerta formativa curricolare ed extracurricolare delle scuole di ogni ordine e grado, la mancanza di alternative al supporto dei nonni e la difficoltà alla gestione dei figli in assenza di questi ultimi.
Le lavoratrici autonome lamentano inoltre la mancanza di veri sostegni alla maternità, mentre le donne con l’innalzamento dell’età pensionabile, la forte difficoltà ad accudire i genitori anziani spesso non autosufficienti.
In conclusione i passi avanti verso la parità non sono abbastanza e molto è ancora da fare. Dalle risposte traspare che è opinione della maggior parte delle donne che l’aspetto fisico dell’uomo non conti sul lavoro (8,5%)mentre non è così per le donne (85,6%).
Ritrovarsi in un ruolo predefinito a causa di pregiudizi consolidati, il senso di inadeguatezza nel confronto in ambito lavorativo, la necessità di mettersi in evidenza sfruttando, queste ed altre sono le leve che muovono una buona parte del mondo femminile sul lavoro. Per il 72% delle intervistate uomini e donne non hanno pari possibilità di realizzarsi in ambito lavorativo. E oltre il 65% di loro si è sentita discriminata.
“Quando si parla di parità di genere si tende a distinguere le posizioni delle lavoratrici da quelle delle imprenditrici, la nostra esperienza ci dice che per le aziende che rappresentiamo non è così: c’è una sostanziale sovrapposizione delle problematiche che riguardano le donne lavoratrici, imprenditrici ed autonome”. Così il presidente di federazione Unica, Stefano Diquattro durante il focus di Cantiere lavoro sulle “pari opportunità e l’evoluzione normativa e le priorità del Pnrr”. Per il presidente nazionale della federazione di Pmi e micro-aziende si registrano ancora “importanti criticità” nel mondo del lavoro autonomo e delle titolari delle Pmi.
“Le tutele a disposizione di questa categoria di donne lavoratrici, tra l’altro in forte crescita – aggiunge il presidente Diquattro – non sono adeguate. E’ necessario incrementare le azioni in loro favore, come anche contribuire al superamento di quell’antico retaggio che vedeva la netta separazione dei ruoli tra uomo e donna, questo gap culturale è il primo ostacolo al raggiungimento della vera parità di genere nel mondo delle imprese”.
Ivana Infantino